Intervista al Consigliere Nazionale Vito Jacono
di Martina Riccardi*
Non sappiamo se, in assoluto, sia la prima volta, in ogni caso, l’attuale Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha avvertito la necessità di conferire una specifica delega ad uno dei suoi membri, per le attività istituzionali in materia di lavoro. La scelta è caduta, ma forse sarebbe meglio dire è franata sul Dott. Vito Jacono, con tutta la gravità dovuta alla persistente crisi economica del Paese.Dietro un sorriso pacato ed accattivante, c’è un uomo determinato e riflessivo al tempo stesso, che, consapevole della delicatezza del suo compito, è intenzionato a valorizzare il contributo dei colleghi che danno del tu alla materia e non sono pochi!
In questa intervista ha parlato liberamente e non si è sottratto a nessuna domanda, dimostrando anche una buona capacità di sintesi.
D. Il Consiglio Nazionale Ti ha delegato all’area delle tematiche del lavoro; quale è il Tuo programma di mandato e quali priorità deciderai di seguire?
R. Il mio programma è strutturato in tre fasi di attuazione breve, medio e lungo periodo che possono essere sintetizzate nel seguente modo.
Nel breve periodo: istituzione dell’area lavo- ro presso l’Istituto di ricerca, ora Fondazione Nazionale dei Commercialisti, riallacciare i rapporti con gli enti istituzionali interventi sul territorio e sulla stampa specializzata per far risaltare la specializzazione dei colleghi che si occupano di materia del lavoro “commercialista del lavoro” sollecitare gli Ordini territoriali ad istituire un elenco composto dai colleghi che si occupano di materia del lavoro.
Nel medio periodo: in collaborazione con gli Ordini territoriali, prevedere che anche la materia del lavoro diventi materia degli e- venti di formazione sviluppare documenti di studio che possano avere una valenza anche nei confronti delle istituzioni avviare rapporti anche con le altre figure professionali che si occupano di materia del lavoro per sviluppare delle sinergie.
Nel lungo periodo: istituzione di scuole di alta formazione procedure pratiche in mate- ria del lavoro uniformi per tutte le figure professionali abilitate ad esercitare la consulenza del lavoro rapporti con le università che trattano materie inerenti il lavoro.
D. Da più di un anno è nato, a livello nazionale, il Gruppo Odcec Area Lavoro; come pensi di coordinare l’operato Tuo e del Consiglio Nazionale con quello del gruppo? Quali le sinergie possibili?
R. Il Gruppo, nato da poco più di un anno, ha amalgamato all’interno diversi colleghi che si occupano di lavoro creando una struttura di grande valore la quale dovrà munirsi di un’identità propria sulla base delle scelte che verranno decise dai partecipanti al gruppo stesso. Nulla osta ad instaurare uno stretto rapporto di collaborazione per la stesura comune di documenti di alto valore scienti- fico e non solo. Quotidianamente i colleghi hanno la necessità di informative per la gestione pratica di quanto inerente l’area lavoro. Le sinergie potrebbero nascere concordando specifici argomenti da trattare ed analizzare. Una volta individuato l’argomento e/o gli argomenti ci potrebbe essere una stretta collaborazione tra i colleghi facenti parte del Gruppo Odcec Area Lavoro, i colleghi componenti la commissione ed i gruppi di lavoro del Consiglio nazionale il tutto con il supporto scientifico fornito dalla Fondazione. Gli elaborati nati da tali sinergie verrebbero fatti propri dal Consiglio nazionale che, con la propria autorevolezza e visibilità, provvederebbe a da- re il giusto valore ai fini del riconoscimento da parte dei terzi.
D. Quale strategia di comunicazione pensi di scegliere con i colleghi, il mercato, la stampa, le istituzioni?
R. Un ruolo fondamentale spetterà agli Ordini territoriali i quali dovranno collaborare per fare in modo che la materia del lavoro venga considerata una specializzazione. In questo momento nell’area lavoro il livello di preparazione è buono ma ciò non ci esime dall’elevarlo ulteriormente con una formazione specifica. Normalmente il mercato riconosce automaticamente il valore direttamente connesso alla preparazione dei singoli professionisti.Le istituzioni saranno sempre pronte ad accogliere professionisti preparati che possano contribuire, in sinergia con le stesse, allo sviluppo di iniziative ed alla soluzione di problemi connessi all’economia del paese.
D. Come pensi di promuovere l’idea sia all’interno della stessa categoria sia nei confronti degli attori presenti sul mercato, che la consulenza del lavoro fa parte da sempre delle competenze professionali dei commercialisti?
R. Basandomi essenzialmente sulle norme di legge attualmente in vigore ovvero il nostro ordinamento, D.Lgs. n. 139/2005, e quella che ha regolamentato la consulenza del lavoro, legge n. 12/1979. Tutte le norme che trattano materia del lavoro, nel momento in cui vanno ad individuare determinate figure professionali, devono fare riferimento a quanto statuito dall’art. 1 della legge n. 12/79. Detto articolo mi sembra che non lasci spazio ad interpretazioni diverse sulle figure professionali abilitate ad occuparsi della consulenza del lavoro e nessuna deve essere predominante.
D. In che modo l’apertura all’attività professionale in materia di diritto e pratica del lavoro potrebbe giovare ai giovani Commercialisti che si affacciano sul mercato?
R. Oggi giorno noto una sfiducia enorme da parte dei giovani nei confronti del futuro ed in particolare nei confronti del mondo delle professioni tra cui quello del Commerciali- sta. Questo lo si nota soprattutto dal nume- ro dei praticanti iscritti che sono in continua diminuzione. I giovani però devono essere stimolati e questo può essere fatto illustrandogli che la consulenza del lavoro non è un ripiego rispetto al lavoro del Commercialista ma una specializzazione della medesima professione che deve essere considerata co- me un plus. Per questo motivo è stato individuato il termine “Commercialista del Lavoro”.
D. Cosa Ti aspetti dal futuro prossimo per i commercialisti che si occupano di materia del lavoro?
R. Una sinergia istituzionale tra le varie figure professionali che si occupano di materia del lavoro, come sempre l’unione fa la forza. Una semplificazione ed una miglior chiarezza nelle norme che il più delle volte creano enormi problemi applicativi sia da parte dei professionisti che da parte degli organi deputati al controllo ed alla vigilanza. Il riconoscimento delle specializzazioni quale elemento essenziale caratterizzante la professione nel futuro.La specializzazione comunque non dovrà essere l’unico elemento del futuro ma dovrà andare avanti di pari passo con un altro elemento essenziale ovvero “l’organizzazione”. Nel futuro non ci sarà più spazio per professionisti che si occupino di tutto a 360 gradi ma dovranno essere predisposti a studi composti da più figure professionali ognuna specializzata in singoli settori ed il “commercialista del lavoro” sarà indubbiamente una di queste.In un paese moderno dovranno necessariamente essere modificati i rapporti tra le aziende e gli enti preposti ai controlli ed in questo il ruolo del commercialista sarà fondamentale.
* Odcec di Biella